All’Oriente con passione

Non è il titolo di un vecchio film. E neanche di un libro. Si tratta della semplice constatazione che le imprese sarde, al pari di quelle italiane, guardano ad Est per crescere ed affermarsi. Il popolo italiano è diviso in due: europeisti ed anti europeisti; favorevoli all’Euro e contrari; bancacentralisti e propugnatori del conio statale. E via dicendo. Ma, a ben pensare, gli operatori economici che interessi hanno in un’Europa intesa come UE? C’è un’Europa, fuori dai confini comunitari, che collabora e fa lavorare le nostre imprese. Per non parlare della Cina e degli stati ad essa contigui. Vino, olio, miele, formaggio, sono solo alcuni degli articoli prodotti in Sardegna che spopolano negli stati dell’ex Urss fino all’Oriente estremo. Perché, dunque, arrabattarsi per capire se è più conveniente rimanere o uscire dall’Eurozona, se un’importante fetta dell’economia nazionale e regionale si regge grazie alle esportazioni verso levante? Quale futuro ci attende restando fedeli ai vari trattati che, di fatto, hanno prima condizionato e, poi affossato, il sistema economico? Perché tantissime aziende, molte delle quali non censite, si stanno delocalizzando fuori dai confini? Un’Italia libera da vincoli, che batte una propria moneta e che produce con qualità, non diventerebbe più competitiva nel mercato internazionale e, dunque, più attrattiva dal punto di vista degli investimenti? Intanto, godiamoci il brand Sardegna, fatto di sole, mare e dei prodotti bio delle eccellenze isolane che piacciono tanto agli orientali.

g.f.

1 pensiero su “All’Oriente con passione

  1. Questo argomento penso, spero anzi, che occuperà molti tavoli nell’immediato futuro. In prima battuta interesserà, com’è scontato, le categorie produttive deluse dalla politica pasticciona che pur di autoreferenziarsi orienta l’attenzione verso settori dei quali può ipotizzare per mesi senza dire nulla. E per fare ancor meno. Ci sono già premesse, per ora timide ma insistenti, che guardano con crescente speranza all’oriente che si avvicina. Ricordate il film del 1967 “La Cina è vicina” , di Bellocchio ? Niente a che vedere, nella realtà, con la Cina. Il film pur con una certa dose di fantasia, voleva solo mettere in evidenza una storia familiare e provinciale tra il grottesco ed il qualunquismo. La Cina, semmai, aveva a quei tempi una “testa di ponte” in Europa, a due passi da noi, in Albania. La satira del film non sfiorò gli albanesi né il governo cinese, in tutt’altre faccende affaccendato e comunque neanche la brutta copia dello Stato ( comunque dittatoriale) ricchissimo ed ipertecnologico di oggi. La finanza del grande oriente già è di casa in Africa ed in un’Europa ancora distratta dai suoi splendori tramontati, ed impegnata a riproporre equilibri che altrove, dall’oriente all’occidente estremi, trova eguali solo nella ipersonnolenta America del Sud. E’ arrivata, ufficialmente, in Sicilia per accordi commerciali che assicurino, dicevano le malelingue, un mercato di arance costante e duraturo. Ma l’ufficiosità dei rapporti ha già esteso la sua rete e non sono rari i “pionieri” che periodicamente fanno puntate nel paese del sol levante con un bagaglio di prodotti alimentari sardi, senza cadere nel pericolo del campanilismo, e con un seguito di professionisti della ristorazione in grado di farli gustare anche ai palati più raffinati. A Nuoro c’è già un gruppo di “appassionsati” che hanno aperto un percorso verso Hong Kong ed è certo che il loro coraggio, che ha anticipato nei tempi, nei metodi, negli scopi e nello stile quello di una Regione Sarda pasticciona e desiderosa di “viaggi vacanza” è solo agli inizi. Sono infatti previste visite “di ritorno” che se da un lato mirano a cercare conferme delle realtà proposte a casa loro, dall’altra possono essere prodromiche di interessi più coinvolgenti. Dietro c’è un “mondo” di oltre un miliardo di persone che vuol vedere cosa c’è dall’altra parte del mondo. Auguri dunque a questi pionieri coraggiosi che sognano di diventare “nicchia” e sistema di una nuova rete di scambi che saltando l’ufficialità della retorica politica è riuscita a percorrere la via della seta senza usare finanziamenti pubblici. L’amore per le proprie radici si può rivelare il miglior ambasciatore della migliore sardità. (Franco Ruiu)

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