Acqua, croce e (poca) delizia dei sardi

“Scarsa qualità dell’acqua erogata, livelli di dispersione idrica da record e spese di manutenzione tra le più alte d’Italia”. Questa, in sintesi, la visione del servizio idrico regionale secondo gli esperti della Cna Sardegna, che condanna il gestore Abbanoa. Cioè la Cna Sardegna ha scoperto l’acqua calda! A memoria, si può affermare che le problematiche evidenziate dal sindacato sardo sono in discussione da almeno vent’anni. Di reti obsolete, di sprechi e di altre criticità legate all’utilizzo dell’acqua, se ne occupava il titolare dell’Assessorato regionale dei Lavori Pubblici Silvestro Ladu nel 1999, giunta Floris. L’obiettivo dell’assessore era di riqualificare le reti, le cui perdite nel sottosuolo si attestavano nell’ordine del 50%, esattamente come adesso. Ma anche di interconnettere i bacini sardi, al fine di ottimizzare l’utilizzo dell’acqua disponibile, soprattutto in caso di siccità. Infine, di rispettare i parametri delle tre E: efficacia, efficienza, economicità. Ladu aveva impostato una serie di azioni finalizzate a raggiungere importanti risultati e porre fine al problema atavico, per la Sardegna, di un uso equilibrato delle risorse idriche. Compresa la realizzazione di nuovi bacini, acquedotti e moderni potabilizzatori. Ma, come si sa, difficilmente un assessore riesce a portare a termine il proprio disegno. E’ una questione di tempi. Da allora, tanti presidenti, tante giunte, tanti assessori hanno provato a risolvere definitivamente il problema connesso all’utilizzo dell’acqua in Sardegna. Ma, a quanto pare, senza successo. Nonostante il ricorso ad ingenti risorse finanziarie. Ecco, qual’ è il problema: spendere bene e subito i soldi pubblici. La Cna, nella sua analisi, ha omesso di dichiarare, ad esempio, che Abbanoa avrebbe fermi, nelle proprie casse, 450 milioni di euro destinati ad opere idriche. Le cause? Forse la stessa burocrazia regionale, che si avvinghia continuamente su se stessa. Impedendo tempi certi per gli appalti e, dunque, soluzioni immediate. O, più probabilmente, la struttura tecnico amministrativa di Abbanoa non riesce a mandare in appalto in tempi ragionevoli le opere. Perché, allora, non assegnare totalmente le risorse economiche ai comuni? La legge ed il buon senso lo prevedono. Sono le cosiddette opere delegate. Semplice no?

g.f.

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