Il PD sardo ha perso

Piero Comandini, persona seria e normalmente galante, sarebbe il nuovo segretario del PD sardo. Almeno, questo è il verdetto sancito dagli sforzi disumani emessi dalla commissione dei 14 componenti l’organo di garanzia interno al partito e ratificati dalla suprema autorità nazionale. I dati reali, però, parlano una lingua diversa: Comandini ha perso, raccogliendo 3.053 voti in meno rispetto all’avversario Giuseppe Meloni. In democrazia, salvo concetti astratti, vince chi prende più voti. In qualsiasi competizione. Nel partito più democratico del mondo, almeno nelle intenzioni, tale significato rimane evidentemente ignorato. Hanno prevalso alchimie regolamentari che lasciamo l’amaro in bocca alla maggior parte degli iscritti al partito e dei simpatizzanti che, anche con interesse ed entusiasmo, o semplice stima per entrambi i candidati alla segreteria regionale, hanno attivamente partecipato a questa chiamata elettorale. L’esito, nonostante i numeri importanti che hanno caratterizzato il confronto, non rappresenta il senso del voto. Il partito che aspira a rappresentare il punto di riferimento di una vasta area politica non può legittimare un risultato così palesemente dopato. Ciascuno, per relativa competenza, ne prenda atto. Si tratta, pur sempre, di una questione che riguarda un valore imprescindibile e non alienabile: la democrazia.

g.f.

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