Agnelli a Pasqua, ristoro (momentaneo) per i pastori sardi

Con l’approssimarsi della Pasqua è salito il prezzo degli agnelli al produttore: oltre i 5 euro al kg, con punte fino a 5,23. Questi i dati forniti dal Consorzio di Tutela dell’Agnello di Sardegna Igp (Contas). Cifre fortunatamente diverse rispetto a quelle del periodo successivo al Natale, dove il prodotto ha toccato prezzi intorno ai 2.30 euro a kg, ben al di sotto dei costi di produzione. La tradizione nazionale vuole che quattro italiani su dieci mangeranno l’agnello a Pasqua. Da noi almeno sei su dieci. Il problema, però è una altro: posto che il nuovo prezzo applicato all’ovino sia congruo, in realtà solo il 20% degli agnelli presenti nei mercati sarà di origine italiana e, quindi, non tutti di provenienza sarda. I numeri parlano a favore dei paesi dell’est Europa e della Grecia, veri mattatori delle tavole italiane durante le festività. Come intervenire, dunque, per limitare l’invasione di agnelli “stranieri”? Dipende solo da noi. Da una parte i consumatori, che dovrebbero verificare la tracciabilità del prodotto. E rispetto ad alcuni anni fa oggi è più semplice. Il controllo del marchio Igp, ad esempio, che rappresenta una garanzia, è fondamentale. Il problema però si pone da tempo. Nel 2015, agnelli provenienti dall’estero vennero spacciati come sardi. La Procura di Sassari, al riguardo, aveva aperto un’inchiesta. Chiese il rinvio giudizio per 130 persone, accusate di aver ottenuto finanziamenti comunitari per centinaia di migliaia di euro, utilizzando falsi marchi Igp per agnelli sardi. Secondo gli inquirenti, le truffe venivano realizzate grazie alla falsificazione dei registri di carico e scarico e delle dichiarazioni per usufruire di marchi protetti. E anche molte ispezioni e controlli risultarono falsi. Tra i coinvolti ci furono dirigenti del Consorzio di tutela Igp “Agnello di Sardegna” e dell’Ocpa (l’organismo consortile per il controllo dei formaggi sardi dop), ispettori, tecnici, allevatori, autotrasportatori, proprietari di macelli e commercianti di carni. In pratica, venivano fatti sbarcare agnelli vivi, prevalentemente romeni, macellati in terra sarda e marchiati come Igp. I controlli saranno indispensabili, ma, a ben pensarci, i primi responsabili siamo proprio noi.

g.f.

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