Quando si parla del porto di La Caletta, si rievocano un’infinità di incontri, discussioni, polemiche, critiche, progetti a medio e lungo termine e chi più ne ha più ne metta sulla sua gestione. Una gestione tormentata fin dall’inizio. Prima, un acceso dibattito sulla reale vocazione di questa importante infrastruttura. Porto commerciale o turistico, si chiedevano le opposte fazioni. Un’opinione pubblica nettamente divisa, fra i sostenitori dell’opportunità anche di un collegamento con la penisola e, di contro, i diportisti convinti, secondo i quali una nave passeggeri, seppur piccola, non era compatibile. Due correnti di pensiero bipartisan, costituite da amministratori locali, politici, commercianti, semplici cittadini. Al di fuori del dibattito, il Circolo Nautico La Caletta, il quale, zitto zitto, quatto quatto, gestisce brillantemente circa 200 posti barca. Un discorso a parte merita la piccola flotta dei pescherecci, che occupa una parte della banchina centrale. Ma, a distanza di oltre cinquant’anni dalla realizzazione del porto, quali sono i risultati? Il quadro attuale è desolante. L’amministrazione è in capo ai Comuni di Siniscola e Posada, che non offrono servizi adeguati e all’altezza delle aspettative. L’area in gestione ai due enti è pressoché degradata: rifiuti ovunque, erbacce, banchine pericolose, illuminazione carente. E i conti non tornano. Il Circolo, con la metà dei posti barca, introita il doppio dei due comuni! Garantendo un servizio di qualità ai propri soci o a diportisti occasionali. Che il privato funzioni meglio del pubblico non è certo una novità. Ma lasciare un’opera, che aveva l’ambizione di diventare strategica per il versante orientale delle coste sarde, in completo abbandono è da incoscienti. Per non dire altro! Ma, d’altronde, basta dare un’occhiata ai siti ufficiali dei due comuni. Non c’è traccia del porto. In compenso, c’è il banner dell’ATP, l’azienda dei trasporti della città di Nuoro… Che spasso…
g.f.