Settanta: questo il numero che ha caratterizzato l’ultima Cavalcata Sarda. Settantesima edizione con la rappresentanza di settanta comuni dell’Isola. Uno spettacolo di colori e di orgoglio tutto sardo. L’appuntamento annuale sassarese si deve all’iniziativa di Oreste Pieroni, sindaco della città, il quale nel 1951 ripropose la manifestazione rievocando due precedenti celebrazioni. La prima, nel 1711, allorquando l’assemblea comunale di Sassari stabilì di rendere omaggio con una “cavalcata” al re Filippo V di Spagna. In quella occasione sfilarono anche i rappresentanti della nobiltà locale, agghindati a festa. La seconda cerimonia si svolse nel 1899, in occasione della visita del re d’Italia Umberto I, accompagnato dalla consorte Margherita di Savoia. Quella circostanza non mancò di suscitare polemiche, in quanto i regnanti erano giunti a Sassari per inaugurare il monumento a Vittorio Emanuele II, edificato in Piazza Italia. La città, notoriamente anti monarchica, non riservò ad Umberto I un tributo unanime. Si trattò, comunque, di un avvenimento partecipato, grazie alla presenza di una folla proveniente da diverse parti della regione. Nel corso degli anni, la Cavalcata è cresciuta sensibilmente nelle presenze di pubblico e dei gruppi in costume tradizionale. L’ultimo evento ha radunato decine di migliaia gli spettatori e almeno 2500 figuranti. Più tanti cavalli, con relativi cavalieri e splendide amazzoni. Numeri da record che confermano l’attenzione dei sardi a questo storico incontro tutto laico. Che rappresenta un’occasione di vera festa e di orgoglio identitario. Dove si mangia, si beve, si canta e si balla. Per un giorno, si mettono da parte i tanti problemi che affliggono la nostra terra. Gratzie, Tathari!
g.f.