Sabbia e conchiglie

Non bastavano i rifiuti abbandonati nei bordi delle strade. Ora la moda del “tourist incorrect” riguarda i furti della sabbia e delle conchiglie dalle nostre spiagge. Un’invereconda tendenza che, nonostante i divieti, non si riesce ad arginare. Eppure, una legge regionale, la n. 16 del 2017, all’art 40 c. 2, punisce coloro che, non autorizzati, si impossessano di sassi, sabbia, ciottoli, conchiglie. Questa norma li punisce e li sanziona. Ma chi controlla? I comuni, con il personale già oberato da altre incombenze, non sono in grado di garantire un’adeguata vigilanza. Almeno da soli. Il Corpo Forestale è praticamente impegnato nella prevenzione e nella lotta contro gli incendi. Che rappresentano ancora una seria minaccia. Le forze dell’ordine non possono certo stazionare nei litorali a tempo pieno. Le compagnie barracellari se operano di notte, non riescono ad essere presenti di giorno. Anche perché spesso utilizzate nello spegnimento dei roghi. In questi giorni è stata avviata una campagna di comunicazione, finalizzata a bloccare i furti di sabbia e conchiglie. All’iniziativa partecipano diverse istituzioni, fra le quali i comuni. Le nostre nacchere (Pinna nobilis), i pezzi più pregiati, non si toccano. Così come le stelle marine essiccate, gli “Occhi di Santa Lucia” ed altri ciottoli utilizzati come monili. Raccontano la storia del nostro mare e costituiscono un patrimonio regionale che va tutelato. Ma l’impressione è che la comunicazione, per quanto importante, oltre che costosa, non sia sufficiente. Serve uno sforzo diverso e, forse, più semplice. Buon senso ed educazione.

g.f.

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