Flop estivi

L’estate sta finendo…recitava un’allegra canzoncina. E con essa arrivano impietosi i dati registrati dall’industria turistica. Per la Sardegna, un anno da dimenticare. I risultati parlano chiaramente di una drastica diminuzione degli arrivi, stimata tra il 20% e il 30% rispetto al 2018 e dovuta, soprattutto, alle defezioni degli italiani. La stima dei vertici regionali del SIB (Sindacato Italiano Balneari) afferma che la presenza dei connazionali, concentrata soprattutto ad agosto, è stata in forte diminuzione, attestandosi  sul 30% del totale. Mentre il restante 70% di vacanzieri, rappresentato da stranieri, soprattutto inglesi, russi, francesi, americani e cinesi, preferisce  programmare le ferie nell’Isola tra giugno e settembre. Il tempo instabile di aprile, maggio e giugno, con piogge e temperature al di sotto delle medie stagionali, ha inciso in modo negativo sulle presenze complessive e su un’inevitabile riduzione del fatturato degli operatori turistici. Tra le località sarde che hanno marcato un flusso maggiore di bagnanti, figurano San Teodoro, Santa Teresa, Alghero, per il nord, mentre Villasimius, Chia e Santa Margherita di Pula sono le mete più frequentate nel meridione sardo. Quali, le cause della (prevista e preannunciata!) diminuzione di vacanzieri? Ora cominceranno i piagnistei degli operatori del settore, con puntuali critiche a mamma Regione a causa danni provocati dal caro trasporti. Certo, il sistema dei trasporti è fondamentale, ma non è tutto. Cominciamo a ripensare ai disagi cagionati da Abbanoa (i cui soci sono anche i Comuni). Ai prezzi spesso esorbitanti imposti da ristoranti, hotel e affini. Con la qualità non sempre proporzionale al costo. Riflettiamo su servizi inesistenti o fermi all’anteguerra. Alla viabilità statale da terzo mondo. Ai rifiuti abbandonati. L’elenco è lungo. Una seria riflessione è d’obbligo.

g.f.

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