Sindaci quater

Mercoledì scorso la massima assemblea sarda, cioè il il Consiglio Regionale, ha votato ed approvato una legge che, fra i vari contenuti, consentirà un quarto mandato consecutivo per i sindaci dei comuni con meno di tremila abitanti. La considero una norma giusta, che rende giustizia a principi di democrazia elementari. Anzi, per quanto mi riguarda, non avrei posto proprio alcun limite ai mandati. Una possibilità da estendere a tutti i comuni, piccoli o grandi che siano. Perché impedire a chiunque goda dell’elettorato attivo e passivo la possibilità di misurarsi in una elezione civica? Perché ai consiglieri regionali, parlamentari, deputati europei non vengono imposti limiti di candidatura? Il concetto di democrazia dev’essere universale, lo definisce chiaramente l’articolo 1 della nostra Costituzione. Se si stabilisse di ridurre i mandati, aspetto che, ripeto, ritengo iniquo, bisognerebbe estenderlo a tutta la filiera istituzionale. Perché colpire solo i sindaci? Ci impongono Presidenti del Consiglio mai votati dai cittadini, Ministri e Sottosegretari che non sono parlamentari, senatori a vita nominati e non eletti; ci hanno obbligato a votare Governatori con poteri incommensurabili e applicato leggi elettorali da psicopatici, perché impedire ad una comunità di scegliersi il proprio sindaco anche per cinquant’anni consecutivi? Il popolo è sovrano, recita la nostra Carta più importante. Questo sacrosanto diritto non può essere violato.

g.f.

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