Sostenibilità e turismo*

Il concetto di sostenibilità è diventato un pilastro delle nostre abitudini. Il ricorso a questo termine, nelle sue varie declinazioni, appartiene a tutte le categorie, siano esse aziende, persone o istituzioni ai vari livelli. La definizione più comune afferma che la sostenibilità ha come obiettivo principale la possibilità di essere utile senza comportare danni per l’ambiente e senza compromettere la qualità della vita delle generazioni future. Lo sfruttamento delle risorse non può essere sostenuto indefinitamente ed è quindi fondamentale passare ad un’economia sostenibile per la sopravvivenza del genere umano. Il battesimo del termine “sviluppo sostenibile” risale al 1987, dove a Stoccolma viene adottato durante il rapporto “Our Common Future”, pubblicato dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Fin qui tutto bene. Ed è importante richiamare spesso questo concetto, soprattutto quando incombe l’ombra di possibili speculatori. Personalmente, però, sulla genesi ho un’altra convinzione. La sostenibilità nasce oltre 60 anni fa, grazie all’intuito ed all’ingegno di pochi investitori, ma soprattutto all’interesse per un tratto di Gallura di Karim al-Husayni, principe Aga Khan IV, più noto a noi sardi come l’Aga Khan. All’inizio degli anni sessanta prende corpo il progetto immobiliare più importante della nostra isola e con esso un aeroporto ad Olbia al passo con i tempi. Mi riferisco alla realizzazione della Costa Smeralda, che ha lanciato la Sardegna nel mondo, fondata proprio su principi base che caratterizzano il tema della sostenibilità. Chi è che ha rilevato terreni marginali, improduttivi, inaccessibili anche ai più ruvidi cinghiali, per renderli vivibili e, nel contempo, valorizzandoli nel pieno rispetto dell’habitat? Chi è che ha garantito l’inclusione dei colori e degli stili locali, senza modificare i nomi dei luoghi? Chi è che ha assicurato che l’architettura si esprimesse al meglio integrandosi con l’ambiente, senza precludere l’ecosistema? Perché nel perimetro del Consorzio Costa Smeralda la viabilità è ordinata e la vegetazione  florida, assicurata dalla cura di preservarne le peculiarità autoctone? Ancora oggi, se qualcuno prende il largo nel mare smeraldino difficilmente riesce ad individuare le abitazioni  o le strutture ricettive presenti, talmente bene sono immerse e celate dalla flora locale. La Costa Smeralda è divenuta un modello studiato e copiato in tutto il mondo, come un perfetto stile artistico. E il concetto di sostenibilità, allora non utilizzato, era già in realtà un’autentica garanzia. Nella nostra regione, dopo i positivi effetti del fenomeno Costa Smeralda, in tanti hanno provato a seguire quell’esempio di architettura. I risultati, tuttavia, non possono essere considerati tutti positivi, anche a causa della nostra spasmodica brama di costruire a tutti i costi. E la stessa Legge Urbanistica regionale, con le annesse contradditorie circolari e interpretazioni, andrebbe rivista in chiave moderna e, naturalmente, in coerenza con il richiamato principio di sostenibilità. Ora l’Aga Khan non c’è più. E’ andato via o, forse, lasciato andare via nell’indifferenza generale, senza pensare che con lui la Sardegna avrebbe sicuramente goduto di altri territori di pregio, in totale ossequio alla tanto amata e declamata sostenibilità.

g.f.

*intervento pubblicato da L’Unione Sarda il 01-08-2023

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *