Non di solo calcio…

Il calcio è la mia passione. Molto più della politica. Chi mi conosce bene lo può confermare. Ma, in generale, posso affermare di essere prima di tutto uno sportivo, nel senso più ampio del termine. Lo sport è vita, è salute, è educazione, è disciplina, è determinazione, è divertimento, è convivenza sociale. Potrei individuare una pagina di termini da associare allo sport, sicuramente tutti positivi e propositivi. Difficilmente si trova una comunità dove non si pratichi almeno uno sport. Conosco piccoli centri, anche con meno di duecento abitanti, dove si gioca a bocce, che è pur sempre uno sport. Ma veniamo a Posada. Da qualche giorno la pratica sportiva è limitata al solo calcio. Dopo anni di attività, infatti, rischia di chiudere i battenti la società che si occupava di tennis e che aveva recuperato al meglio un impianto che era andato in disuso. Almeno questo è quanto trapelato dallo sfogo dei dirigenti su La Nuova. Se ciò accadesse, sarebbe un vero peccato! Oltre trenta tesserati, compresi diverse donne e giovanissimi che vedono spente le luci di una speranza. Anzi,di luce non si può parlare, perché proprio la mancanza di un impianto di illuminazione è stata una delle cause della possibile resa. Ma anche carenze strutturali legate alla mancanza di spogliatoi, di bagni e di una superficie di gioco che non drena l’acqua piovana. Ecco perché i responsabili del sodalizio,nonostante i loro sforzi personali, stanno per alzare bandiera bianca. A leggere le notizie apparse su la Nuova del 7 novembre scorso, la dirigenza chiede interventi dal Comune, ma, intanto, è a rischio la partecipazione ai campionati federali, dove la società di Posada si era ritagliata uno spazio ragguardevole in ambito regionale. Vedremo come andrà a finire. E altre discipline sportive? A parte l’interessante iniziativa di una giovane imprenditrice che sta timidamente introducendo la pratica del kajak, il resto è zero assoluto. E’ pur vero che, al momento, la comunità non dispone neanche di una palestra, in quanto la struttura esistente, meglio nota come “campetto polivalente”, è completamente inutilizzabile ed abbandonata a se stessa. Un dinosauro di cemento e legno, nel cuore del paese, che non viene riparato, dopo i crolli che ha subito un paio d’anni fa. E anche i ripetuti richiami pubblici, per il suo ripristino, sembrano cadere nel vuoto. Nel frattempo, niente sport a scuola,dunque, e ancor meno nel tempo libero per tremila residenti. Torniamo al calcio, che mi ha riservato tante soddisfazioni da giocatore, da allenatore e da dirigente nazionale. La squadra locale partecipa al campionato regionale di Promozione. Un vero lusso! Mi spavento, però, e mi preoccupo, quando sento dirigenti che aspirerebbero a portare la squadra a livelli superiori, come se la Promozione non fosse già una categoria adeguata per Posada. Personalmente non sono d’accordo, al riguardo, e le ragioni sono diverse, a cominciare dai costi. Un campionato di questo livello comporta una spesa di almeno 100.000 euro, francamente troppi da sostenere in un momento di crisi economica conclamata come quello attuale. Siamo certi che la nostra comunità locale,anche con l’eventuale apporto di sponsor esterni, sia in grado di reggere questi sforzi finanziari? Oppure, sarebbe opportuno impegnare meno risorse, magari utilizzando più atleti locali, ed affrontare il campionato senza patemi d’animo? Il dibattito è aperto. Intanto, viva lo sport!

g.f.

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