Il voto a Posada

di Luigi Cossu.

L’esercizio dell’analisi del voto post elettorale si ripete da sempre. Mette insieme politologi, sociologi, massmediatologi, opinionisti, sondaggisti e tutta una pletora di presunti esperti di politica. Molto spesso, invece, e senza necessità di scomodare illustri studiosi del settore, bastano semplici riflessioni per dare un significato al voto locale. Cosa è successo a Posada? All’ombra del Castello della Fava hanno votato poco più della metà degli aventi diritto, seguendo, così, un trend regionale. Niente di speciale, dunque, nonostante la presenza di tre candidati. A differenza di altri comuni, dove, la presenza di candidati locali, ha reso l’affluenza più sensibile. Pensiamo ai Comuni di Ovodda, Teti, Tonara, Ollollai, Galtellì, Gavoi, nei quali si è superato abbondantemente il 60% dei votanti. Ma torniamo al nostro borgo. Sfida a tre fra il sindaco Roberto Tola, il consigliere di minoranza Giorgio Fresu e l’outsider Liviana Murgia, dirigente di Fortza Paris. Il risultato è stato abbastanza clamoroso: unico caso in Sardegna, un consigliere di minoranza batte il sindaco. Murgia lontana dai due. Che significato dare, dunque, a questo voto? Semplice. Tola ha ormai perso completamente il consenso dei suoi cittadini. La sconfitta pesa come un macigno, considerato che il sindaco era sostenuto da oltre metà della sua giunta e del consiglio comunale. Una bocciatura senza attenuanti, che, evidentemente, rimarca un conclamato malessere nella comunità posadina nei suoi confronti. La bocciatura è ancora più chiara se si considera che Tola si è presentato in un partito velleitario e la sua candidatura assomigliava più ad un doveroso segno di riconoscimento verso qualcuno, che ad una convinta battaglia politica ed ideologica. Come in altre circostanze analoghe, il voto lascia il segno. Vedremo se sarà anche così a Posada �

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