La favola di Barella

Quali sono i momenti topici nella carriera di un calciatore professionista? I passaggi, cioè, che segnano indelebilmente il salto di qualità del percorso personale? L’esordio, il primo gol, il primo trofeo o la convocazione nella Nazionale di appartenenza? Non avendo mai provato tali sensazioni non so rispondere, ma credo che l’emozione di indossare la maglia del proprio Paese rappresenti, quantomeno, l’apice di tutti i possibili successi sportivi. Credo sia così anche per Nicolo’ Barella, il miglior giocatore sardo del momento e perno del centrocampo ideato da Mancini per la Nazionale. “Casteddaju” doc, Barella coltiva da bambino la passione per il calcio e muove i primi calci nella “Gigi Riva”, fino al 4 maggio 2015, quando Nicolò segna il suo esordio in Serie A con la maglia del Cagliari, nel 4-0 sul Parma, a 18 anni, 2 mesi e 27 giorni. A fine gara dichiarò: “Un sogno, nel mio stadio e davanti alla mia gente. A fine gara vedevo solo le bandiere del Cagliari, fra Conti, Cossu e Pisano che mi sballottatavano da una parte all’altra”. Un anno e mezzo dopo, il prestigioso giornale londinese “Guardian” lo definisce un “brillante prospetto”, ma, di fatto, lo proietta nell’olimpo dei migliori centrocampisti d’Europa nati dopo il 1997. Le presenze in Serie A sono già 83, nonostante la giovanissima età e resta il cardine dello scacchiere tattico del Cagliari di Maran e della Nazionale. Corsa, quantità, qualità e duttilità caratterizzano il suo profilo tecnico. Mezzala o vertice basso di una mediana a tre, tra le doti che maggiormente spiccano in Barella c’è la capacità di leggere con un attimo d’anticipo, rispetto agli avversari, le situazioni di gioco. Oltre alle qualità in campo, c’è un aspetto che in Nicolò Barella si nota subito: l’amore per la nostra terra. “È un motivo d’orgoglio giocare con la squadra della mia città. – ha più volte dichiarato –  Difficile essere profeta in patria? Accetto i giudizi negativi, diventano uno stimolo”. Umile e maturo allo stesso tempo, oggi spetta a lui rappresentare la Sardegna fra gli “azzurri” titolari. Orgoglio di Sardegna.

g.f.

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