L’arbitro di calcio. Uno dei ruoli sportivi meno amati e più discussi. Però indispensabile. A tutti i livelli. “Saggio è chi pensa. L’arbitro non può essere saggio. Deve essere impulsivo. Deve decidere in tre decimi di secondo”. Questo è quanto afferma Pier Luigi Collina, mica uno qualsiasi. Sarebbero, dunque, necessarie una preparazione psico fisica ed intellettiva straordinarie. Ovviamente non può essere così per tutti. Soprattutto per chi deve arbitrare nei dilettanti. Nella ultra centenaria storia del calcio, gli arbitri hanno spesso subìto comportamenti ingiuriosi. Contestazioni veementi, proteste, disapprovazioni, offese personali, ancora oggi caratterizzano troppo spesso gli atteggiamenti di atleti, allenatori, dirigenti e pubblico. La situazione generale appare drammatica: 473 episodi di violenza sui direttori di gara nella stagione 2016/2017, 451 nel 2017/18 e oltre 160 interventi al pronto soccorso nella stagione corrente. Sono numeri che devono fare riflettere. Non a caso il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, di concerto con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, sta ipotizzando l’introduzione di un nuovo reato penale: “violenza sportiva”. Non solo Daspo, dunque, ma norme più severe. In altri paesi europei, dopo il triplice fischio tutto finisce. Da noi, si prosegue per giorni a valutare, a giudicare, a criticare, a stabilire errori della classe arbitrale, senza renderci conto che, alimentando la polemica, favoriamo l’insofferenza verso gli arbitri. Che possono sbagliare. Perché sono uomini. E donne.
g.f.