A su toppu s’ispina

Gli ultimi scorci del luglio 2019 non verranno facilmente dimenticati. Luglio è un mese strano. Per tradizione. Non a caso i nostri avi lo avevano battezzato “Triulas”. Forse avvenivano fatti sconvolgenti. Ancora oggi, da alcune parti, si evitano i matrimoni. E anche quest’anno non si è smentito. Fra calamità e crimini. Pensiamo agli incendi. I roghi estivi sono una piaga sociale ancestrale. Difficile individuarne gli autori, come è difficile stabilire i reali motivi che scatenano tanta cattiveria. Tortolì e Siniscola sono gli ultimi luoghi simbolo della tragedia. Senza dimenticare altre aree ugualmente colpite. Ettari di aziende andate distrutte e, con esse, tanti capi di bestiame inermi. Uno spettacolo raccapricciante. Non bastava la crisi del latte, non bastavano le cavallette, non bastava una siccità che incombe con regolarità. Il comparto agro zootecnico regionale, settore trainante dell’economia sarda, è sempre più in ginocchio. Scriveva Gramsci nel 1919: La prima categoria degli spogliatori dei cadaveri sono gli industriali caseari. “I signori Castelli – continuava Gramsci – vengono dal Lazio nel 1890, molti altri li seguono arrivando dal Napoletano e dalla Toscana. Il meccanismo dello sfruttamento (ed è un lascito della borghesia peninsulare non più rimosso) è semplice: al pastore che privo di potere contrattuale, deve fare i conti con chi gli affitta il pascolo e con l’esattore, l’industriale affitta i soldi per l’affitto del pascolo, in cambio di una quantità di latte il cui prezzo a litro è fissato vessatoriamente dallo stesso industriale”. Il prezzo del formaggio cresce ma va ai caseari e ai proprietari del pascolo o ai grandi allevatori, non ai pastori che conducono una vita di stenti, aggravati dalle annate di siccità e dalle alluvioni: conseguenze e prodotti del disboscamento della Sardegna, opera  di un’altra categoria di spogliatori di cadaveri. Il panorama attuale non si discosta di molto dalla triste analisi del letterato di Ales. E al dramma economico si aggiunge il dramma delle calamità e delle azioni criminali. Occorre una svolta radicale. Ne va del futuro delle nuove generazioni.

g.f.

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