A proposito di cittadinanze onorarie

di Franco RUIU.

Anche Michajl Gorbaciov, prima che diventasse il “padre” della Perestrojka, non seppe o non potè resistere al tentativo di omaggiare i suoi referenti superiori politici, quando, nel 1976, scrive del libro di Brezhnev “…che tutti i lavoratori di Stavropol sono infinitamente grati a Leonid Ilic Brezhnev per questa sua opera letteraria ispirata allo spirito del Partito le cui fonti della grande impresa della nostra nazione…sono rappresentate con una profonda penetrazione filosofica”. Brezhnev si era appena fatto assegnare il premio Lenin per la letteratura per un trittico di contenuto autobiografico e Gorbaciov era, allora, l’equivalente del segretario regionale del PCUS. La Pravda definì quel libro “Un manuale di vita” ed è facile pensare a cosa sarebbe successo se il giudizio fosse stato diverso. Si usava, nella Russia di quel tempo, ma sicuramente ancora oggi e, altrettanto evidentemente in quelle nazioni che hanno collocato la dottrina socialista nel campo delle filosofie, ad esempio l’Italia, tenere bordone ad autori o giornalisti che in Francia definirebbero “langue de bois” espressione francese che Wikipedia traduce : “ un linguaggio che usa parole vaghe, ambigue, astratte o pompose per distogliere l’attenzione dai problemi principali. L’espressione, originariamente riferita all’Unione Sovietica, si è ampiamente diffusa…”. In questi ultimi giorni la letteratura della persuasione ci sta inondando con questo linguaggio, alzando i toni sulla presunta recrudescenza delle spinte antiebraiche al solo scopo di alzare barriere a protezione di una Commissione che lungi dal voler raggiungere una moderazione dei toni in tutti i mass media, ne sta esasperando il livello ottenendo un risultato che è antitetico a quello voluto. Solo i più distratti non si accorgono che il problema non è l’appartenenza della Segre alla discendenza semitica e nessuno oserà dubitare della durezza della prova patita per colpa di leggi razziali assurde da bandire in eterno. E’ il mercimonio che se ne è fatto a destare indignazione e, segnatamente, l’appartenenza delle “motivazioni” al genere di linguaggio degno della lista da “langue de bois”. Ne è dimostrazione il servile protagonismo di quei sindaci che propongono l’assegnazione della “cittadinanza onoraria” a persona che, per paradosso, diventerebbe la cittadina più cittadina d’Italia, senza neppure sapere chi gliela attribuisce e senza aver potuto portare, a lustro e vanto della nostra Italia, altro che non fosse la sua pur terribile esperienza. La storia si ripete secondo il cliché nato nella Russia dei “vozhd” (duci) ed esportato all’estero. L’Italia ha un nuovo primato.

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