Artigianato sardo in picchiata

L’artigianato sardo registra una rilevante e preoccupante flessione. All’apposito albo risultano iscritte poco più di 2000 imprese, a fronte di circa 2.500 cessazioni. Si registra, pertanto, un saldo negativo di 500 imprese. Una crisi profonda, nonostante il settore abbia sempre espresso eccellenze internazionali. Dai sarti ai cuochi, dagli orafi ai pasticceri, dai fabbri ai calzolai. Senza considerare altre, importanti, categorie. Una colonna portante dell’economia nazionale e regionale che si sta lentamente spegnendo. Tasse, credito, burocrazia asfissiante, costi energetici, trasporti: questi elementi stanno danneggiando, inesorabilmente, il patrimonio artigianale della Sardegna. Che è antichissimo. Se i dati sono questi, le attuali politiche di sostegno non sono sufficienti. E quando c’è il lavoro, anche se residuale, mancano le professionalità. Tra il 2009 e il 2018 proprio la nostra regione ha segnato una contrazione del 18% del numero di imprese artigiane. La più alta d’Italia. Ma, a quanto pare, nessun governo sembra interessato ad invertire questa direzione. Questa è la triste realtà.

g.f.

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