Pratobello

Ad Orgosolo la data del 27 maggio 1969 rappresenta una svolta storica. Sono trascorsi cinquantuno anni da quando i muri della comunità barbaricina furono tappezzati da alcuni avvisi voluti dalle autorità. Con quei manifesti si invitavano i pastori, che utilizzavano i terreni nella zona di Pratobello, a trasferire il bestiame altrove perché quell’area sarebbe stata adibita a poligono di tiro e di addestramento per l’Esercito Italiano. L’ordine parlava di un utilizzo di due mesi. Ma i cittadini orgolesi paventarono il rischio che il periodo di occupazione di quel meraviglioso altipiano, da parte delle forze armate, potesse essere ben più lungo. Se non addirittura permanente. Quei manifesti rappresentarono un campanello d’allarme, non solo per i pastori, ma per l’intera popolazione. Dietro questa esercitazione poteva celarsi un’occupazione manu militari del territorio di Orgosolo. Da quel fatidico giorno, si susseguirono riunioni e consultazioni fra i cittadini. Il mese successivo fu particolarmente intenso. Il 9 giugno un’assemblea di 3500 partecipanti diede il via ad una mobilitazione. Il 18 giugno un raduno in piazza Patteri stabilì di avviare un’azione non violenta ed il giorno seguente iniziò l’occupazione pacifica di Pratobello. Di fronte alla quasi totalità del paese, comprese donne e bambini, i militari non reagirono e, dopo pochi giorni, l’area fu restituita ai pastori. Non fu registrato alcun episodio di violenza. La “Rivolta di Pratobello” è considerata l’inizio della lotta antimilitarista sarda. Una pietra miliare della nostra identità.

g.f.

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