Fallimento senza responsabili

Un copione già visto. Il Governo che ignora la Sardegna. C’era attesa per l’approvazione in Parlamento del PNRR, il cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o “Recovery”, a seconda dei gusti. Piano Nazionale? Può darsi. Allora la nostra Isola non fa parte della nazione. Perché questo è il risultato che emerge dai contenuti del Piano. Qualcuno, giustamente, sosteneva giorni fa che saremo stati di fronte al più imponente programma di investimenti dal dopoguerra ad oggi. Un’occasione, forse irripetibile, per assicurare notevoli risorse alla Regione, finalizzate al rilancio di un’economia mai asfittica come in questo periodo. Un’opportunità per tentare di attenuare le difficoltà dovute all’insularità e restituire vigore ad interi comparti. Per offrire speranze ai giovani. “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”, “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, “Infrastrutture per la mobilità”, “Istruzione, formazione, ricerca e cultura”, “Equità sociale, di genere e territoriale”, “Salute”. All’interno di questi temi la Regione ha predisposto un piano rappresentato da oltre 200 progetti. Regolarmente presentato al Governo, attraverso l’istituto della Conferenza Stato-Regioni. Una richiesta da 7,6 miliari di euro. Una bella cifretta. Ora la triste realtà: degli 82 miliardi destinati al Mezzogiorno, in Sardegna arriveranno solo briciole. Disattese le richieste e addio ad opere strategiche e quant’altro. Almeno, questo si è appreso dalla relazione del Presidente del Consiglio, Mario Draghi. L’Isola dimenticata, per non dire trascurata. Le responsabilità? E’ iniziato il triste balletto delle accuse. I consiglieri regionali di opposizione puntano l’indice contro il Governatore Solinas. I consiglieri regionali di maggioranza orientano la prua contro i parlamentari sardi. Oggi, 28 aprile, si celebra “Sa Die”. C’è poco da festeggiare.

g.f.

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