La porta del Parco di Tepilora

di Antonello Idini*

(Sa Contra)

All’estremità del Comune di Padru, al confine con il territorio di Torpè, si inerpica un vecchio borgo fatto di pietre e fango, oramai silente, che ancora riverbera ricordi del passato.

Le pietre parlano ancora e se le si sa ascoltare raccontano suoni di vite dimenticate.

L’antico borgo di PEDRABIANCA è la porta che conduce al Parco di Tepilora.

Dall’alto dei suoi 600 m. sul livello del mare si può osservare la schiena di un dinosauro addormentato che giace lì da millenni e si è impresso inconsapevolmente nelle rétine di coloro che abitano quei luoghi oggi magici.

Pedrabianca è un osservatorio privilegiato del Parco, e aspira a riemergere nel presente come luogo di cultura e conoscenza, grazie anche alla resistenza dei suoi abitanti che non si rassegnano ad una marginalità immeritata. A gennaio partirà un importante intervento di riqualificazione del borgo che ricomprende il rifacimento delle strade in pietra e contestualmente, ma con un diverso finanziamento, verranno ripristinati i sentieri dei carbonai che conducono al parco.

Poi dal borgo ci si tuffa verso il basso, dalla stradina montana che parte a fianco della chiesetta di Nostra Signora del Sacro Cuore, una prima sosta al belvedere di Sa Contra e s’Inferru (la rupe che conduce agli inferi), e poi dopo soli 6 Km. di tornanti immersi nella natura, si entra nel parco vero e proprio, ci si immerge nel suo reticolo fluviale e la montagna ti stordisce e avvolge in un’esperienza sensoriale che vale la pena provare.

*Sindaco di Padru

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