No al gas ad Olbia

La notizia è di questi giorni: la Olbia LNG Terminal srl, una società fondata dal presidente di Fiamma 2000 Vittorio Marzano, il 27 gennaio scorso ha presentato al MITE e al MIC (Servizio V Tutela del paesaggio) i documenti necessari per la Valutazione di Impatto Ambientale e sulla Salute, al fine di realizzare un deposito di gas nel porto industriale della città gallurese. Il progetto si chiama “Olbia EnerClima 2050” e prevede un terminale costiero di LNG (Gas Naturale Liquefatto) a sostegno del programma di metanizzazione della rete gas di Olbia e delle altre reti gas municipali e industriali della Sardegna. Un’iniziativa sicuramente importante ed in linea con le nuove direttive internazionali in materia di energie rinnovabili e di rispetto dell’ambiente. Il problema, però, è che verrebbe inevitabilmente compromessa l’immagine e la reale vocazione del porto di Olbia e dell’intera Gallura, da sempre proiettata verso lo sviluppo turistico e della nautica commerciale. Senza dimenticare i possibili danni per le attività produttive della pesca e delle mitilicolture, che rappresentano una fetta importante dell’economia di quel territorio. L’iter per il rilascio delle autorizzazioni è stato avviato nell’agosto scorso, in uno strano silenzio o, forse, in una fin troppo chiara complicità da parte delle istituzioni competenti. L’unico, a questo punto, ad aver sollevato il problema è stato Giuseppe Meloni, consigliere regionale del PD, che quando si tratta di difendere gli interessi della Gallura non esita ad disobbedire anche al proprio partito. In questi giorni, Meloni ha denunciato la fase avanzata del progetto gasiero, evidenziando i possibili pericoli che l’impianto potrebbe determinare. “Il Golfo di Olbia non si tocca!” ha dichiarato l’esponente politico, ipotizzando un coinvolgimento popolare ed istituzionale ampio per bloccare l’iniziativa industriale. Come dargli torto?

g.f.

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