
Le tanto agognate elezioni politiche sono arrivate. Per domenica 25 settembre è fissata la chiamata alle urne per decidere la composizione del nuovo Parlamento. Si voterà con una legge elettorale rinnovata, per i numeri che ha stabilito, ma vecchia e putrida per i risultati che ne conseguiranno. Gli elettori avranno pochi margini di scelta: non ci saranno, infatti, preferenze. Nei collegi uninominali (tre alla camera e due al Senato) sarà uno scontro tra coalizioni, con i nomi decisi dalle segreterie. Al massimo una competizione a quattro, ma, ripeto, con i nomi stampati sulla scheda. Nei rimanenti undici posti disponibili fra Camera e Senato nell’opzione del proporzionale si voterà per il partito. Ma, alla fine, verrà eletto solo il capolista, al massimo il secondo. Quest’ultima opportunità è un discorso ristretto a tre o quattro partiti: PD, Lega, FdI, Forza Italia e, forse, M5S (non necessariamente nell’ordine).
Morale: i cittadini, cioè gli elettori, decideranno poco o nulla. La Costituzione è carta straccia.
Questa è la triste realtà.
g.f.